Capitolo primo
Gli obiettivi di questo manuale.
Io non sono un docente né di fisica né di biomeccanica ma consentitemi il dire che “bisogna sempre usare il buon senso e sottomettersi alla ragione”.
Può sembrare una frase fatta o un luogo comune ma, tenendo ben presente questa espressione, ci viene da pensare all'impulsività, l'incoscienza e la voglia di strafare che spesso sono caratteristiche peculiari dei principianti e dei giovani agonisti nel commettere errori di concetto con spreco di energie e tempo prezioso.
Capita spesso vedere giocatori colpire una palla bassa da fondocampo e cercare di ottenere il punto con un passante diagonale stretto in top-spin e poi, fallito il loro tentativo, imprecare alla sfortuna.
Oppure di vedere qualcuno impegnato a giocare una smorzata in back-spin in risposta ad una palla lenta per poi stupirsene nel vederla andare in rete.
Come può capitare di notare giocatori irruenti nell’avvicinarsi alla palla da colpire e, dopo una breve pausa, quasi a voler fermare il tempo, eseguire un movimento rapidissimo e sgraziato, che in gergo tennistico si chiama “strappare”, perdendo così il controllo del colpo che, con forte probabilità, vedrà la palla andare in rete oppure cadere oltre le linee del campo.
Questi tre esempi ci servono per capire che buon senso significa fare le cose semplici nell’iniziare da quelle facili, che ci riescono più naturali, rendendoci conto che è così possibile ottenere miglioramenti sbalorditivi senza sentirsi confusi e delusi.
Esaminiamo in modo specifico i tre esempi sopra citati, per capire meglio.
Il giocatore del primo esempio, che si riteneva sfortunato, ha commesso un errore di concetto, perché la palla che si accingeva a colpire era troppo bassa.
Il colpo in top-spin che lui aveva scelto di giocare non era praticabile con la palla da colpire più in basso del ginocchio, perché l'ovale della racchetta non aveva sufficiente spazio di accelerazione dal basso verso l'alto prima dell'impatto, fallendo così nell'intento di strofinare sufficientemente la palla per imprimerle quella forte e indispensabile rotazione.
Anche l'atteggiamento mentale è sbagliato, il ritenersi sfortunati inibisce il processo di analisi del proprio errore, di comprensione della causa, di ricerca del rimedio e, peggio ancora, frena la crescita del giocatore che persevera nel regalare punti ai suoi avversari.
Nel secondo caso, quello del giocatore che si appresta a giocare una smorzata, l'errore è ancora di concetto, perché sulle palle che ci sopraggiungono con una scarsa velocità di avanzamento, non bisogna giocare la smorzata.
Smorzare una palla significa togliergli velocità e giocare una smorzata da fondocampo, a 12 metri circa di distanza dalla rete, è indicato solo quando la palla che ci sopraggiunge arriva ad una velocità abbastanza sostenuta, altrimenti è molto probabile che il nostro colpo finisca in rete oppure che sia talmente lento da essere facile preda del nostro avversario.
La smorzata si gioca in back-spin perché, analogamente a quanto avviene per il top-spin, è proprio grazie alla rotazione all'indietro della palla che si ottiene una parabola ad effetto ascendente, con una traiettoria di avvicinamento alla rete ottimale ed il rimbalzo corto.
Aggiungo che è sempre consigliabile giocare smorzate con traiettoria lungolinea piuttosto che in diagonale, la distanza è più breve, la palla arriva prima di là dalla rete e lascia meno tempo di reazione all'avversario.
Il terzo esempio insegna che esagerare è rischioso e controproducente, gesti troppo rapidi o addirittura violenti sono spesso causa di infortuni quali stiramenti, strappi muscolari, infiammazioni, ed altro.
Tale comportamento nei confronti del rendimento sul campo da gioco fa diminuire la capacità di controllo della gestualità, è in conflitto con le leggi della biomeccanica e tende ad annullare il famoso tocco di palla, il sentire ciò che avviene tra palla e racchetta al momento dell'impatto.
Una straordinaria capacità di sentire la palla è peculiare nei giocatori di talento che, non a caso, stupiscono il pubblico con gesti plastici e talvolta con movenze feline riuscendo a far sembrare semplici colpi di incredibile difficoltà.
Gli errori di concetto, più difficilmente identificabili da quelli tecnici, sono imprevedibili e ci presentano un amaro conto da pagare; ignorarli è dannoso al rendimento agonistico.
Essi trovano terreno fertile negli stati d'animo di gloria, di spavalderia e di presunzione; l'elemento comune, colpevole di queste illusioni o false speranze, è l’ottusa e perseverante ignoranza di quelle leggi della fisica e della biomeccanica che non fanno eccezioni.