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La Teoria delle linee di spinta

La tecnica di gioco del tennis moderno, biomeccanica e fisica applicata.

I cinque principi fondamentali e le quattro linee di spinta imprescindibili.

di Luca Mandalino

Il tennis è sempre stato e continua ad essere in evoluzione; negli anni ‘70 si giocava con le racchette di legno, i tennisti non erano dei super atleti e la tecnica di gioco era approssimativa e molto diversa da quella moderna.

Si giocava con ampie escursioni del braccio e posizioni dei piedi che impedivano la naturale azione sinergica del corpo; il diritto si giocava in posizione affiancata rispetto alla rete e le spalle, alla fine del colpo, venivano rivolte in avanti con una torsione, sui fianchi e sulla gamba, assolutamente innaturale.

Inoltre le tecniche di allenamento e l’alimentazione degli atleti non erano paragonabili a quelle attualmente utilizzate, che godono di anni di ricerca e di sperimentazione scientifica.

Il tennis di qualche decennio fa, se paragonato a quello attuale, si giocava a ritmi lenti, con particolare estro ed era ricco di smorzate e pallonetti, volée smorzate, servizi e discese a rete; la personalità dei giocatori era tenuta in gran conto e spesso emergevano spettacolari antagonismi tra i duellanti.

La dizione “tocco di palla” proviene proprio dal gergo del tennis del passato che, proprio per la ridotta velocità della palla e le racchette di legno, consentiva ai giocatori di “toccarla”, anche in condizioni di equilibrio precario, ottenendo spesso colpi spettacolari e dal piazzamento impeccabile, per i quali ci voleva sicuramente una grande sensibilità.

Dagli anni settanta ad oggi, l’introduzione delle racchette moderne, costruite con materiali sempre più leggeri e con un piatto corde più ampio, il continuo e progressivo miglioramento delle tecniche di allenamento e di alimentazione dei giocatori, e l’adeguamento della gestualità tecnica dei professionisti, hanno fatto sì che il tennis moderno si basi sull’atletismo e sulla precisione della tecnica di gioco, condizionando fortemente gli aspetti strategici, tattici e mentali.

Ovviamente il gioco dei professionisti attuali ci offre uno spettacolo completamente diverso da quello di un tempo, sono diminuite notevolmente le occasioni che permettono loro di “toccare” la palla; normalmente la si colpisce con forza e velocità, il verbo è cambiato, oggi si parla più frequentemente del  “picchiare” la palla.

Proprio per questo, da parecchi anni, molti appassionati, non più giovanissimi, vedono il tennis moderno con uno sguardo particolarmente critico e negativo, la nostalgia che li lega al tennis dei tempi che furono li porta a dire che: il tennis moderno non offre più lo spettacolo di un tempo, la prima palla di servizio è troppo veloce così come molti scambi da fondocampo, che durano poco, ed infine che i giocatori faticano a scendere a rete; l’interesse del pubblico scema col diminuire del numero dei praticanti.

Addirittura alcune correnti di pensiero, nell’ipotesi di rendere più spettacolare il tennis professionistico attuale, ipotizzano di modificare, se non le regole, almeno le caratteristiche delle racchette o delle palle, o magari di aumentare l’altezza della rete.

Non bisogna dimenticare che il tennis di qualche decennio fa ci presentava anche spettacoli noiosi, quando si trattava di assistere ad incontri giocati da regolaristi e cultori del top-spin che, ripetutamente, praticavano scambi da fondocampo lenti colpendo parecchie decine di volte la palla.

Tennisticamente sono nato con la racchetta di legno e, pur comprendendo le nostalgie di alcune generazioni di tennisti, forse dovute anche ai meccanismi psicologici che ci legano agli anni della gioventù, e in particolare alle nostre più belle esperienze di vita in generale, credo che, visto anche l’abissale divario tra il tennis degli appassionati di tutto il mondo, agonisti e non, e quello dei professionisti, non si dovrebbe correre il rischio di fermare l’evoluzione di questo splendido sport, perché il tennis che vediamo in televisione potrebbe ritornare, in breve tempo, altamente spettacolare, anche per i nostalgici.

Inoltre bisogna prendere atto che il futuro del tennis è nelle mani dei giovani d’oggi, i quali hanno visto le racchette di legno solamente appese ai muri dei circoli storici, mentre riguardo alla diminuzione del numero dei praticanti ritengo che ci siano da considerare numerosi altri aspetti sociali, legati alla tecnologia, all’informazione e all’economia.

Quando la vita ci impone un cambiamento, abbiamo bisogno di tempo per abituarci ed il tennis non fa eccezione.
Sia noi come spettatori che i giocatori professionisti, siamo in continua metamorfosi; noi stiamo incominciando ad apprezzare sempre di più la spettacolare e crescente velocità delle palle giocate, i giocatori si stanno adeguando tecnicamente a riceverle, pulendo il movimento tecnico che diventa sempre più essenziale.

Oggi il top-spin è giocato con un grado di velocità di rotazione della palla talmente elevato da consentire ai campioni attuali e sì regolaristi, ma del “pressing” da fondocampo, di giocare spettacolari traiettorie in diagonale stretto anche con una sbalorditiva velocità di avanzamento della palla.

Questa recente evoluzione del top-spin, che lo rende molto insidioso, richiede, come nel caso del servizio, un tempo fisiologico di adeguamento dei giocatori, che stanno imparando a fronteggiare le difficoltà che ne derivano.

Mi sbilancio col dire, seguendo l’ottica del presente esperimento teorico, che il prossimo scatto evolutivo della gestualità tecnica, porterà i giocatori a migliorare drasticamente il gesto del diritto a rimbalzo in back-spin, in particolare quando si colpisce la palla all’altezza della spalla, colpo che oggi è praticato ancora come si faceva decenni fa.

La preparazione, o movimento di apertura, dell’attuale diritto a rimbalzo in back-spin, sfrutta un angolo di rotazione periferica dell’ovale della racchetta sull’impugnatura limitato e ben lontano dai 180 gradi di quello del rovescio ad una mano.

(figura di comparazione dell’angolo di rotazione del rovescio ad  una mano e quello del diritto attuale)

La preparazione del “nuovo diritto a rimbalzo in back-spin” sfrutta un’ampiezza dell’angolo di rotazione dell’ovale sull’impugnatura, addirittura maggiore di quella del rovescio, grazie al movimento a mulinello, un po’ meno ampio di quello del servizio; in tal modo, è possibile colpire la palla con una maggiore velocità del piatto corde, imprimendole una rotazione ed una velocità di avanzamento più rapida.

(figura dell’ampiezza dell’angolo di rotazione del movimento a mulinello)

L’azione di compensazione e di ottimizzazione, come spiegato nel capitolo ottavo, permette alla seconda linea di spinta di agire insieme alla terza, ottimizzando l’avanzamento della racchetta sull’ipotetico binario che la porta al preciso punto di impatto palla-racchetta, allineandole così alla quarta linea di spinta imprescindibile in direzione del punto di rimbalzo della palla nell’altra metà campo.

Ne consegue un rimbalzo della palla particolarmente basso e veloce vicino alla linea di fondocampo e che mette in seria difficoltà proprio quei giocatori che utilizzano il top-spin come principale arma del loro gioco.

Inoltre è proprio sulle palle da colpire all’altezza della spalla, come quelle che ci arrivano in top-spin, o nella risposta alle seconde palle di servizio, che possiamo giocare più agevolmente e con maggior sicurezza questo nuovo back-spin di diritto, rendendo così rischioso, ai nostri avversari, l’impiego della rotazione verso l’alto da fondocampo, se il loro colpo non è particolarmente profondo.

Questo proprio perché il back-spin di diritto a rimbalzo, giocato con una forte rotazione ed una traiettoria della palla piuttosto tesa e lineare, è rischioso se giocato molto lontano dalla rete; rischieremmo di non superarla o di mandare la palla lunga, oltre la linea di fondocampo, a causa dell’effetto ascendente della parabola, caratteristico di questa rotazione e della chiusura dell’angolo utile per la traiettoria della nostra palla nella metà campo dell’avversario.

Infatti, da fondocampo è più sicuro giocare questo colpo indirizzando la palla sulla diagonale lunga del campo, per passare sopra al punto meno alto della rete e sfruttare una distanza maggiore di spazio utile; invece, quando ci troviamo a metà campo o quasi, quindi un po’ più vicini alla rete, l’efficacia del nuovo diritto a rimbalzo in back-spin è paragonabile a quella di un normale diritto vincente in top-spin.

(figura della parabola, angolo utile sopra alla rete e profondità del campo per la traiettoria lungolinea)

(figura della parabola, angolo utile sopra alla rete e profondità del campo per la traiettoria diagonale)

Il diritto in back-spin a rimbalzo, giocato con il mezzo mulinello, è oggi utilizzato solo quando si cerca di raggiungere una palla veloce e che ci porta a rincorrerla rapidamente verso il lato del campo; mancando il tempo per fermarsi e sfruttare un buon appoggio dei piedi con un’efficace azione sinergica, si tenta quindi di colpirla con un movimento rapido, grazie al mezzo mulinello, sfruttando il meccanismo di distensione dell’articolazione del polso per imprimerle rotazione all’indietro, e la pronazione per darle velocità di avanzamento, come nel servizio liftato.

La logica suggerisce di sfruttare questo movimento non solo quando siamo in difficoltà e giochiamo colpi ad esecuzione modificata, ma soprattutto quando colpiamo una palla all’altezza della spalla con una buona posizione dei piedi durante un’esecuzione ottimale del gesto tecnico.

L’impugnatura del diritto in back-spin, con il punto di maggiore pressione della mano che agisce su una linea obliqua verso il basso di 45 gradi, e passante per l’asse di baricentro della racchetta, sfrutta un piano d’impatto un po’ più arretrato rispetto a quello del diritto piatto e in top-spin, con la mano e la racchetta che si trovano comunque nella zona di massima forza e massima sensibilità e ci aiuta a trovare maggiore velocità di avanzamento del piatto corde grazie alla doppia funzione dell’ipotenar come descritto dal principio numero cinque; inoltre si sfrutta la forte azione di spinta in avanti della rotazione delle spalle e il movimento finale del colpo è sciolto e naturale.

La particolare velocità di esecuzione richiede molta attenzione nella scelta del giusto tempismo, ma offre anche la possibilità di nascondere molto bene le smorzate, che con una tale rotazione della palla all’indietro, potrebbero perfino farla ritornare al di qua della rete dopo il rimbalzo.

Il “nuovo diritto a rimbalzo in back-spin”, sfrutta la mobilità della leva braccio-racchetta, con tutta la libertà articolare del segmento braccio-avambraccio nell’eseguire il movimento a mulinello e, per i limiti imposti dalla biomeccanica, si pratica di diritto, persino il rovescio bimane risulta difficoltoso.

Se il tempo mi darà ragione, in questa speranzosa e audace previsione, il “nuovo diritto a rimbalzo in back-spin” diventerà popolare e insidioso e le discese a rete guadagneranno terreno rispetto ai colpi del pressing da fondocampo, dando così una nuova e ancor più spettacolare veste al tennis del prossimo futuro.

Concludo, proseguendo nella mia speranzosa e audace previsione, dicendo che il “giocatore del futuro” utilizzerà, per ogni colpo, l’impugnatura corretta secondo la teoria delle linee di spinta, e avrà un rendimento ottimale a tutto campo, senza lacune, come invece avviene oggi anche per i campioni assoluti del tennis professionistico.

Per fare un esempio pratico, auguro a tutti noi, di poter vedere presto un giocatore capace di utilizzare indistintamente tutti i tipi di impugnatura, che riesca ad esprimere sul campo sia le peculiarità positive del gioco di Federer che quelle di Nadal, in altre parole, “il tennista perfetto” - “il tennista del futuro”.

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