Capitolo terzo
I vantaggi del Metodo 4T nelle dinamiche psicologiche fondamentali del tennis agonistico in relazione ai valori tecnici ed atletici dei giocatori.
Sono molti gli argomenti che hanno a che fare con le dinamiche psicologiche del tennis agonistico, basti pensare alle varie tecniche di gestione della tensione emotiva, da praticare prima durante e dopo un incontro di tennis; in questo capitolo ci limitiamo ad analizzarle solo in relazione al Metodo 4T ed ai valori tecnici ed atletici dei giocatori.
Le attività del Metodo 4T sono da utilizzare per strutturare una corretta preparazione mentale grazie alla quale è possibile scendere in campo con le idee chiare e affrontare al meglio le dinamiche psicologiche di un incontro agonistico.
Con il test tecnico-atletico, eseguito alla fine del ciclo di attività del Metodo 4T, otteniamo i reali valori pragmatici del giocatore che, una volta analizzati, fanno capire fino a dove le sue potenzialità gli permettono di osare in sicurezza.
Grazie all'analisi di questi valori è possibile stabilire la strategia di gioco e su quali schemi tattici attuarla.
L’agonista può così esprimersi in partita con “consapevolezza” e affrontare il suo avversario, fin dai primi punti di gioco, con la necessaria “autodeterminazione” che gli permette di gestire al meglio le pressioni psicologiche.
Saper interpretare correttamente le dinamiche psicologiche può far volgere a nostro favore “incontri importanti”.
I primi valori da analizzare sommariamente, sono le qualità tecniche ed atletiche che determinano il livello di gioco dei due avversari, grazie alle quali è possibile stabilire il profilo teorico elementare dell'incontro.
I profili teorici elementari di un incontro sono tre:
- A e B hanno un livello di gioco equivalente o quasi
- A ha un livello di gioco molto superiore a B
- B ha un livello di gioco molto superiore ad A.
Il primo profilo riguarda gli “incontri importanti”, la battaglia psicologica tra due giocatori che disputano un incontro tecnicamente equilibrato crea talvolta quella atmosfera pregna di tensione che anche gli spettatori captano con facilità.
Questi incontri sono “importanti” perché oltre ad essere i più frequenti, sono carichi di tensione emotiva e ci permettono di testare al meglio le nostre capacità, prepararli bene può ripagare con un salto di qualità ed un miglioramento in classifica.
Spesso il giocatore che ostenta un comportamento consapevole ed autodeterminato fin dall'inizio, proprio perché sa fino a dove può osare, vince su avversari meno preparati che, intimiditi dalla sua personalità, giocano in uno stato di sofferenza psicologica, non rendono al meglio e perdono l'incontro.
Il risultato finale può essere schiacciante, oppure l'incontro può iniziare in modo equilibrato fino ad un punteggio indicativo di 4 pari nel primo set, per poi terminare 6/4 - 6/0, nel qual caso, in gergo tennistico, si dice che il giocatore sconfitto "ha sciolto", per significare il suo crollo emotivo e tecnico nel secondo set.
Quando un giocatore "scioglie" perde la capacità di tenere in mano le redini del proprio gioco ed è spesso visibilmente confuso.Inoltre quando si giocano i punti importanti e decisivi di un incontro equilibrato, può verificarsi una singolare situazione che riguarda il "braccino", nome attribuito al braccio dei giocatori inibiti dall'eccessiva ansia.
L'ansia, in questo caso identificabile con la paura di sbagliare, accentua lo stato di indecisione generale e di titubanza nei confronti del colpo da giocare; ne scaturisce la perdita dell'azione sinergica del giocatore, che commette errori grossolani e plateali, aumentando sempre più il suo stato di sofferenza psicologica.
L’handicap del “braccino” penalizza soprattutto i giocatori poco preparati ad un incontro equilibrato; prepararsi bene, diminuisce e talvolta annulla la possibilità di caderne vittima, perché la consapevolezza dei propri mezzi tecnici e l'autodeterminazione sono la miglior ricetta contro l'ansia.
A tal scopo quando sentiamo crescere la tensione emotiva è molto utile sfruttare uno schema tattico specifico preventivamente studiato ed allenato, basato solo ed esclusivamente su geometrie di gioco che ci mettano in condizione di non giocare i colpi per noi meno sicuri, in modo tale da poter sistematicamente scaricare l'eccesso di emotività colpendo la palla con maggiore forza, velocità e decisione, grazie ai nostri migliori automatismi.
Il secondo e il terzo profilo si riferiscono agli incontri che ci vedono in netta superiorità o inferiorità nei confronti dell'avversario e la chiave di lettura delle dinamiche psicologiche è semplice e lampante; quando il nostro avversario è molto più forte di noi, non abbiamo nulla da perdere e giochiamo sereni, l'occasione è utile per sfruttare i colpi che meglio ci riescono, con traiettorie poco rischiose, “allenandoli in partita” ad un ritmo di gioco superiore al nostro standard, senza dover temere in alcun modo di fare brutta figura.
Quando siamo noi ad essere molto più forti del nostro avversario possiamo, ancora una volta, sfruttare l'occasione per “allenarci in partita” e attuare la strategia, gli schemi tattici ed i colpi che ci saranno utili nel prossimo “incontro importante”.
La locuzione “allenarsi in partita” ci offre un ottimo spunto per rispondere ad un quesito che spesso si pongono i principianti, dopo che, per esempio, hanno assistito ad un incontro conclusosi 6/4 - 6/3 tra il numero uno del mondo ed un giocatore che non può nemmeno minimamente impensierirlo.
La domanda è: “Perché non gli ha dato un 6/0 - 6/0, visto il divario tecnico abissale?”
Non certo per un eccesso di bontà, potrebbe aver giocato male l'incontro, ma è molto più probabile che si sia “allenato in partita”.
Spesso si sfruttano gli incontri più facili per preparare quelli più difficili, correndo il rischio di perdere qualche gioco in più, ma sempre mantenendo il controllo nei punti importanti.
Un luogo comune dice che giocare spesso contro giocatori molto più forti ci aiuti a migliorare notevolmente il nostro gioco. E qui ritengo necessarie alcune precisazioni.
Giocare in “allenamento” e provare colpi e angolazioni con chi è molto più forte di noi, ci abitua ad una superiore velocità di palla, a ricevere colpi più arrotati e servizi più rapidi ed angolati con un conseguente miglioramento della nostra reattività; inoltre puliamo e velocizziamo il gesto tecnico.
Non è così quando si giocano frequenti “incontri agonistici” con giocatori molto più forti di noi, spesso si perde rapidamente senza poter attuare la benché minima strategia o tattica.
Un giocatore di media categoria, che vuole ottimizzare la preparazione agonistica, dovrà quindi svolgere sedute di allenamento sui colpi e sulle angolazioni con giocatori di livello considerevolmente superiore e giocare partite di allenamento con giocatori leggermente più forti dai quali perde abitualmente con un punteggio indicativo di 4/6 - 4/6, osando fino a dove gli è consentito dalle sue capacità tecniche attuando le strategie ed i relativi schemi tattici preventivamente studiati.
E così, il giocatore che si allena regolarmente, dopo lo svolgimento delle attività di apprendimento e di allenamento tecnico e di test qualitativo tecnico-atletico con l’analisi strategica e tattica, se gioca le partite di allenamento secondo le indicazioni appena citate, potrebbe, in pochi mesi, ribaltare il punteggio con quei giocatori dai quali perdeva e acquisire una maggior capacità di gestione delle dinamiche psicologiche.
Allenarsi con metodo e acquisire consapevolezza e autodeterminazione evita profonde delusioni per aver subito sconfitte in incontri importanti, con il rammarico di non essersi preparati adeguatamente per quelle occasioni.
Infine, quello che io chiamo “istinto del gladiatore”, riguardo alla preparazione mentale agonistica, è la semplice consapevolezza che in un incontro di tennis non esiste il pareggio, o vinci o perdi; quindi, quando ci troviamo a dover giocare i punti decisivi dell'incontro dobbiamo raccogliere tutte le energie psicofisiche che abbiamo a disposizione e, nell’imporci di rimanere calmi, fare le scelte giuste e attuarle con estrema determinazione; il detto "la calma è dei forti" ce lo insegna.
Dopo tutte queste considerazioni la logica suggerisce, agli agonisti, di prepararsi scrupolosamente e giocare ogni singolo incontro come se si stesse giocando la finale del torneo di Wimbledon, per mantenere costante il trend esponenziale di crescita delle proprie potenzialità, senza tralasciare due aspetti molto importanti quali la preparazione atletica e l'alimentazione che, per ovvi motivi, non sono oggetto di questo manuale.
Concludo con una raccomandazione, un po' retorica, che rivolgo ai principianti, ai giovani agonisti, ai loro coach ed ai loro genitori: “Non dimentichiamo mai che il tennis è un gioco, eccezion fatta solo per i professionisti, e che, in ogni caso, va sempre e comunque affrontato con intelligenza, dignità e serenità.”